L’ottenimento di un prestito personale permette di investire sulla propria attività lavorativa oppure realizzare un progetto da tanto tempo tenuto in un cassetto come l’acquisto di un’auto nuova, fare un meraviglioso viaggio in giro per il mondo o per ovviare a un’improvvisa impellenza di liquidità.
Ma cosa succede se per qualche ragione non è possibile pagare il prestito personale?
Dopo l’iter di valutazione e aver incassato parere positivo dalla banca, il cliente può finalmente sottoscrivere il contratto per il prestito personale di cui necessità.
In pratica, l’istituto di credito oppure la società finanziaria si impegna a versare, nel giro di poche ore, sul conto corrente del beneficiario la somma pattuita.
D’altro canto, il cliente si impegna, invece, a onorare il pagamento delle rate mensili previste dal piano di ammortamento con un importo che viene calcolato in funzione dell’entità del tasso di interesse, stabilito in funzione dell’importo ricevuto e della durata dello stesso piano di rientro del capitale.
Inoltre, nel contratto viene indicato a quanto ammonta la quota capitale e quella di interessi con relativa scadenza mensile per il pagamento. Questi sono i principali aspetti riportati sul contratto, ma ci sono altre questioni che purtroppo sovente vengono sottovalutate e non prese in considerazione.
In particolare, nel contratto di sottoscrizione del prestito personale si fa riferimento anche agli eventuali interessi moratori che vengono applicati qualora il beneficiario non rispetti quanto stabilito.
Lo Stato cerca sempre di tutelare gli onesti cittadini in tutte le possibili attività della vita quotidiana compresa la sottoscrizione di un prodotto creditizio come il prestito personale.
Nel caso specifico, l’obiettivo è quello di evitare che il debitore possa trovarsi in una situazione di eccessiva difficoltà per via di regole troppo stringenti per cui è stata stabilità una disciplina minima. Si tratta di un sistema di tutela che fissa alcuni aspetti anche per quanto riguarda la gestione di un eventuale inadempienza da parte del beneficiario di un prodotto creditizio.
La prima sanzione che una banca oppure una società finanziaria può mettere in atto nei confronti di una cliente che paga oltre la data di scadenza prevista per la rata di un determinato mese, riguarda, per l’appunto, l’applicazione di un tasso moratorio.
In pratica, gli interessi aumentano per via della mora e vengono calcolati in funzione dei giorni di ritardo rispetto alla data ultima prevista per onorare il finanziamento. La legge italiana prevede che gli interessi possano aumentare dal 2 al 4% rispetto a quelli normalmente applicati.
Questa sanzione può essere applicata fino ad un ritardo massimo di 30 giorni dalla data di scadenza per cui non potranno esserci ulteriori problemi per il titolare del prestito se si gestisce il tutto in questo lasso temporale.
La Legge prevede che le banche e le agenzie finanziarie vengano tutelate rispetto a inadempienze da parte dei clienti che non pagano le rate previste dal piano di ammortamento per un prestito personale ottenuto in precedenza.
Ci sono una serie di meccanismi che possono essere utilizzati per sanzionare il debitore in diversi modi. Nello specifico, se il ritardo di un pagamento dovesse essere superiore ai 30 giorni rispetto alla data di scadenza ma inferiore 180 giorni e se questa tendenza dovesse presentarsi per più di 6 volte nell’arco del piano di ammortamento, allora la banca può prevedere la revoca del prestito.
In pratica, il beneficiario è obbligato per legge a versare tutta la parte rimanente del prestito in un’unica soluzione compresi gli interessi. Questo meccanismo scatta anche nel caso in cui una sola rata non venga pagata entro i 180 giorni dalla scadenza.
Qualora successivamente il debitore non provveda al pagamento in un’unica rata della parte restante di prestito, la banca può rivolgersi al Tribunale chiedendo un decreto ingiuntivo. Si tratta di un documento ufficiale nel quale il debitore viene invitato a pagare attraverso quello che in gergo tecnico viene definito come atto di precetto.
Naturalmente, il titolare del prestito ha facoltà di difendersi e può presentare opposizione entro 40 giorni, ad esempio, dimostrando di aver onorato il prestito oppure procedendo con il pagamento per evitare ulteriori guai.
Se scadono gli ulteriori 40 giorni a disposizione dal decreto aggiuntivo e non si paga, si procede con il pignoramento dei beni. Ad esempio, se il beneficiario è titolare di un reddito oppure di una pensione ci sarà immediatamente decurtazione attraverso le modalità che verranno stabilite dal tribunale.
Il pignoramento può riguardare anche e soprattutto una casa di proprietà oppure un terreno. Ci sono anche altre conseguenze quando non si paga per tempo le rate di un prestito personale ossia l’inserimento e la segnalazione alla Centrale di Rischio Finanziamenti CRIF.
Il debitore risulterà praticamente impossibile ottenere un finanziamento futuro in quanto indicato come cattivo pagatore.
Infatti, l’iter valutazione di una domanda per un prestito prevede anche l’utilizzo del database del CRIF, per cui, un cliente segnalato come cattivo pagatore vedrà in automatico rigettare la propria richiesta.
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